top of page
Immagine del redattoreAngolo Fotografia

Seiichi Furuya: quando la fotografia diventa ossessione

di Marika Tanzi //


«In her, I saw the woman passing before my eyes — a model, at times the woman I loved, at others the figure of a woman that belonged to me. I feel it is my duty to continue to photograph the woman who holds so many meanings for me»

-Seiichi Furuya


«In lei ho visto passarmi davanti agli occhi la donna – una modella, a volte la donna che ho amato, altre volte la figura di una donna che mi apparteneva. Sento il dovere di continuare a fotografare la donna che racchiude in sé così tanti significati per me».


Quando nel 1973 Seiichi Furuya lascia il porto giapponese di Yokohama alla volta dell’Europa, non sa che la sua vita sta per prendere una piega inaspettata e drammatica. Partendo si lascia alle spalle una situazione complicata: un fratello internato in un ospedale psichiatrico e un padre alcolizzato, che in un momento scellerato arriva ad investirlo con la macchina. Ecco allora che Vienna si rivela essere la prima tappa del suo nuovo viaggio, che lo condurrà un paio d’anni dopo a Graz, città cruciale per gli eventi che lo attenderanno in seguito.

È il febbraio del 1978 quando i suoi occhi si ritrovano immersi in quelli di Christine Gössler, anche lei con un passato doloroso alle spalle, che ha la consistenza di polsi sfregiati da una inflizione fisica, in una diatriba dolorosa con la sua depressione. Da allora inizia a scattare, a raccogliere sempre più frame della ragazza: «I began taking photographs of her the day we met». Una serie incessante di immagini si sussegue senza sosta, tutte con lo stesso soggetto; Furuya tenta in questo modo di intrappolare all’interno della sua macchina fotografica l’intangibilità di un’essenza subordinata all’intransigenza della vita. Si sposano, hanno un figlio, tutto pare andare per il meglio; ogni cosa sembra trovare il suo posto, con i rullini sempre pieni e le memorie che si accavallano. Si spostano da un luogo all’altro, prima a Vienna – dove Christine può studiare recitazione – e in seguito a Dresda, luogo in cui Furuya viene assunto come interprete.

La magia della nuova vita, però, comincia a dissolversi quando sua moglie inizia a manifestare i primi segni di schizofrenia, una malattia che la porterà a doversi far curare in un ospedale psichiatrico a Graz e a lasciare i suoi studi di recitazione. Neanche durante questi momenti l’uomo abbandona la fotografia, l’unica costante della sua vita. Gli scatti si fanno più malinconici, ma l’amore per la donna continua ad emergere in ogni sua sfumatura; a volte in uno scenario più cupo, altre in una forma più delicata, in cui l’autore sembra porsi in un angolo facendo un passo indietro, quasi la stesse osservando a distanza in un momento di intimità con se stessa. Tuttavia, la sua malattia non si arresta: la spingerà a lanciarsi dal nono piano della loro abitazione di Berlino Est il 7 ottobre 1985, nel trentaseiesimo anniversario della fondazione della Repubblica Democratica Tedesca. Le ultime rappresentazioni della donna che Furuya raccoglie sono le sue scarpe, riposte ordinatamente sotto la finestra da cui si è lasciata andare alla morte, e il suo corpo ormai esanime sulla terra insanguinata.


Un’ossessione visiva che troverà la sua ragion d’essere nelle numerose riedizioni della sua opera principale Mémoires, un contenitore di vissuto e di immagini della moglie dal loro primo incontro fino all’ultimo tragico evento; un destino beffardo che l’autore non riesce a lasciare andare, forse per aggrapparsi a quella parte di sé che è andata persa insieme all’amore della sua vita.

«In facing her, in photographing her, and looking at her in photographs, I also see and discover "myself"».



54 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comentarios


bottom of page