di Marika Tanzi //
Risonanza s. f. [dal lat. resonantia «eco, rimbombo»]. – fig. Larga conoscenza e notevole interesse suscitati da avvenimenti, azioni e imprese, personaggi: un fatto, uno scandalo, una scoperta che ha avuto ampia, larga, vasta r. (nell’opinione pubblica, all’estero, ecc.); un nome, una fama di r. mondiale.
Durante le lunghe passeggiate in solitaria questa parola ha assunto un valore nuovo. Gli incontri visivi casuali e disattenti per le vie fitte di Milano hanno infatti fatto riaffiorare domande che mi sono posta spesso durante la mia vita, e che in un luogo così eccentrico e caotico si sono amplificate. Tanti corpi fluttuano rapidi agli incroci, si scontrano, si accarezzano e si biasimano attraverso un unico, inscindibile elemento: lo sguardo. Davanti ad uno sguardo ci si sente spogli, imbarazzati, attratti, colpevoli; “un Io incontra un altro Io” recita Sartre a tal proposito, e non potrebbe essere più vero. Accade però che di fronte a decine, centinaia di occhi sempre nuovi, l’Io diventi più labile, annullandosi tra la gente. Come i lampioni spenti lasciati a penzolare di notte lungo le traverse abbandonate, così le persone incespicano le une nelle altre grossolanamente, prima di abbandonare il campo visivo dell’altro.
Il progetto “Risonanza”, dunque, nasce dalla consapevolezza del non-impatto che suscitiamo in una quotidianità che ci vede tutti estranei. La nostra incomprensione dell’altro genera un’inversione di prospettiva: gli scatti vi si adattano, presentandosi interamente fuori fuoco, senza un soggetto da inquadrare. Infatti, non è più possibile ritrarre alcunché, i volti diventano una parte inessenziale dell’immagine, non si prendono più la scena, diventano marginali. Gli occhi non circondano i lineamenti e non li riconoscono. Un cortocircuito si insinua nella mente, in quanto possiamo essere chiunque in qualsiasi momento, non fa alcuna differenza, poiché agli occhi degli altri saremo sempre ombre.
