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Zero from the block: l’ode a Rebibbia di Zerocalcare

Aggiornamento: 22 nov 2020

di Miranda Demichelis //


Zerocalcare è il ragazzo prodigio del fumetto italiano (o della graphic novel, che dir si voglia) incensato da pubblico, critica e vendite stellari. La sua penultima prova, Scheletri (Bao Publishing, ottobre 2020), a una settimana dall’uscita conquista il titolo di volume più venduto in Italia, sfiorando le 13.000 copie. Non è una novità: dall’esordio con La profezia dell’armadillo (Bao Publishing, 2011) Zerocalcare spopola e vende, e vende tantissimo, specialmente se si considera il pregiudizio denigratorio tradizionalmente associato al genere del fumetto e il background culturale che potrebbe sembrare indispensabile per capire e apprezzare le sue opere.


Infatti, al centro dell’universo letterario di Zerocalcare c’è il quartiere della periferia romana dove è cresciuto e dove tuttora risiede, perché l’idea di andarsene gli è insopportabile: Rebibbia, ricovero coatto di corpi (il carcere è molto presente nell’immaginario nazionale) e terra di mammuth (sul territorio sono stati ritrovati fossili di animali preistorici di grandi dimensioni).

Il murales realizzato da Zerocalcare all’uscita della metropolitana del quartiere, 2014. (© Zerocalcare)

Il quartiere è lo spazio che determina le identità di Zerocalcare (il protagonista delle graphic novel, doppio dell’autore) e dei suoi amici, personaggi ricorrenti; è il luogo verso il quale tendere, inevitabilmente, quando ci si allontana.


L’unica ambientazione a fare eccezione è quella di Kobane Calling, che racconta l’esperienza di volontariato di Zero e alcuni amici nel Rojava (una regione autonoma in Siria) che resiste alla jihad e si erge a ultimo baluardo della civiltà. «Ma tu ci vivresti mai in Rojava?» chiede il santo patrono di Rebibbia, ovvero il mammuth, all’io narrante alla fine del romanzo. Dopo più di duecento pagine di racconto ammirato e commosso – i curdi stanno cercando di costruire una società su basi democratiche, femministe, ambientaliste e intanto muoiono nel tentativo di difendersi dall’assedio dell’Isis senza alcun aiuto da parte della comunità internazionale – la risposta è sempre chiara e netta: «Col cazzo». Casa è Rebibbia, punto.

Una tavola da Kobane Calling. (© Bao Publishing)

Se però nelle opere precedenti il tessuto umano e urbano del quartiere rimaneva in secondo piano, in Scheletri emerge in maniera prepotente. Le strade, le panchine dei giardini comunali, le sale giochi, le case popolari diventano punti focali di una mappa che guida alla scoperta della pervasività della violenza anche negli ambienti conosciuti, battuti, amati. Rebibbia è uno scampolo di paradiso ed è anche un posto violento. L’idea confortante che vede la violenza come un concetto astratto che riguarda al massimo l’amico di un amico, e che non potrà mai essere esperita in prima persona in un contesto ordinario, è sconfessata. Zero è un universitario che fugge il bacio di saluto della madre prima di precipitarsi a lezione ed è allo stesso tempo il destinatario di un dito mozzato, che gli viene recapitato una mattina sul portone di casa: la dicotomia bene/male è un’illusione e l’universalità di questa verità travalica la peculiarità degli ambienti di Rebibbia.


Al contempo, la caratterizzazione specifica della voce dell’autore, che si forma nel contesto marginale dei centri sociali e si esprime in uno slang romano ormai riconoscibile, non diventa ostacolo alla sua diffusione e alla presa sul pubblico. La differenza la fa il tono tipico di Zerocalcare: quello di chi sa ammettere di non aver capito bene come funziona il mondo, mentre gli altri hanno iniziato a decidere come farlo girare già da un po’. L’inadeguatezza è un sentimento persistente e accompagnato da un’ombra di vergogna, anche a 36 anni, anche in un romanzo di formazione come si potrebbe definire Scheletri. «Se non hai quella cosa lì allora non la capisci» ha dichiarato di recente l’autore in un’intervista. Lui la sa raccontare, il suo pubblico ce l’ha ed ecco spiegato il successo. Nell’era dell’autoaffermazione ossessiva, Zerocalcare offre la prospettiva ironica e sagace di chi non sa, di chi si ritrae, di chi torna a Rebibbia nonostante tutto.

La copertina di Scheletri. (© Bao Publishing)

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