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GUARDA CHE LUNA: su un simbolo della resistenza nel Racconto dell’ancella

di Miranda Demichelis//

La narrazione del Racconto dell’ancella, il più famoso romanzo di Margaret Atwood, è caratterizzata dal ricorso sistematico a un repertorio di simboli ben precisi. La luna è certamente uno dei più significativi: in diversi passaggi del romanzo la voce narrante afferma di contare i giorni in base al ciclo lunare, per lei evidentemente più importante. Infatti, se nella Repubblica di Gilead le ore del giorno sono scandite da una routine inflessibile che riguarda Offred solo marginalmente (a sbrigare il grosso delle faccende domestiche sono le Marte, mentre le Ancelle contribuiscono solo andando a fare la spesa), la sera di luna piena di ogni mese le protagoniste sono le Ancelle: Offred è costretta al cosiddetto rituale, ovvero uno stupro sistematico finalizzato alla riproduzione del Comandante del quale è schiava.


Inoltre, le notti costituiscono per lei una sorta di tregua dall’orrore di cui è prigioniera, perché quando è da sola nella sua stanza si risveglia il pensiero immaginativo che durante il giorno reprime, dal momento che tutta la sua energia mentale è tesa a mantenere un comportamento ineccepibile per evitare punizioni corporali, o a studiare chi le sta intorno per cogliere in fallo i suoi carcerieri. Offred ricorda di quando era June, ovvero una donna libera: la madre di Hannah, che le hanno sottratto; la compagna di Luke, che forse è morto. Le notti di Gilead sono tranquille, invitano alla contemplazione della luna, che diventa spesso oggetto dello sguardo di Offred: «Ecco, nel cielo oscurato, una luna galleggia di nuovo, una luna dei desideri, una scheggia d’antica roccia, una dea, un ammiccamento. La luna è una pietra e il cielo è pieno di strumenti esiziali, ma mio Dio, è stupenda» (Il racconto dell'ancella, p. 131).


Un frame dalla seconda stagione della serie.

L’idea della luna come dea adombra la figura di Artemide Diana, la dea della caccia nella tradizione classica, suggerendo una chiave d’interpretazione interessante riguardo al personaggio di Offred. La sua evoluzione è particolarmente marcata nella serie tv tratta dal romanzo e ora alla quarta stagione (in Italia è disponibile su TimVision), dove si scioglie il cliffhanger che conclude il romanzo e si riempie il vuoto narrativo che intercorre fra Il racconto dell’Ancella e il seguito I testamenti, ambientato circa quindici anni dopo. La serie esplora le varie fasi della ribellione della protagonista che, una volta accettato il fatto di essere intrappolata in una realtà fondata sulla violenza, diventa a sua volta violenta e brutale contro i propri oppressori.

"Artemis" di John Collier.

La tunica rossa che le Ancelle sono costrette ad indossare per essere sempre riconoscibili diventa l’uniforme di un esercito che vede in June la sua comandante. Come Artemide, June va a caccia: di alleanze, di una via di fuga, ma soprattutto degli uomini di potere che può danneggiare senza compromettersi troppo o mettere a rischio la propria vita.


La simbologia della luna come archetipo del materno spiega anche la fonte inesauribile della sua determinazione: la donna non mira solo a sopravvivere, vuole soprattutto trovare e salvare la figlia Hannah, come lei prigioniera del regime. “Nolite te bastardes carborundorum”, ovvero “Non lasciare che i bastardi ti schiaccino”, è l’imperativo da seguire: le Ancelle complottano, uccidono o muoiono nel tentativo di riguadagnarsi la libertà. Non sono immortali come le ancelle della dea, ma sono altrettanto feroci.

"Nolite te bastardes carborundorum" è il titolo della puntata 1x04.

A sottolineare il carattere cruento della resistenza, il poster della quarta stagione recita proprio “Let us prey” (“Andiamo a caccia”), giocando sull’isofonia dei verbi inglesi “pray” (pregare) e “prey” (depredare, cacciare). La scritta compare accanto al profilo fiero di June che punta lo sguardo sullo spettatore, l’abito rosso che fiammeggia sulla schiena nuda. Visti in sequenza, i poster che annunciano le quattro stagioni della serie suggeriscono un processo di svestizione e dunque di liberazione o, per riprendere la questione del ciclo lunare, di rivoluzione: dopo aver alzato lo sguardo da sotto il copricapo bianco, June libera i lunghi capelli biondi e ora la schiena, che emerge dalle fiamme come quella di una fenice. La riappropriazione del corpo corrisponde alla riconquista della propria identità. O meglio, alla riscoperta: nessuno esce indenne da Gilead.


Il poster che annuncia la quarta stagione.

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