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ROMVLVS - Una sfida che promette bene

di Francesco Salvatore // Quasi tutte le sinossi ufficiali riguardanti ROMVLVS, la nuova serie tv Sky Original sulle origini di Roma, iniziano con la coppia di aggettivi “primitivo e brutale”, per descrivere il mondo in cui queste dieci puntate saranno ambientate. Abbiamo guardato i primi due episodi (in protolatino e in doppiaggio italiano) e la definizione ci sembra decisamente adatta. Vediamo perché.

La locandina di ROMVLVS (© Sky)

Sì, avete letto bene: protolatino. Vogliamo dirlo subito: benché anche il doppiaggio sia di ottima qualità (grazie alla scelta intelligente di non far auto-doppiare gli attori), vale davvero la pena guardare ROMVLVS nella sua lingua originale (ovviamente sottotitolata). Non è il latino delle scuole, di Cesare e di Cicerone: è una parlata arcaica e filologicamente accurata, uno dei vanti del lavoro di Matteo Rovere, showrunner di questa serie tv, che l’aveva già impiegata nel film Il primo re (2019) di cui ROMVLVS è contemporaneamente prequel e spin-off. Qualche orecchio classicista riconoscerà qui e là parole molto simili al greco (ad esempio, la terza persona singolare del verbo essere è esti e non est), ma ciò che spicca davvero è la musicalità di questa lingua, misteriosa e legata come una cantilena, che ci immerge nel mondo del Lazio di VIII secolo avanti Cristo e insieme ci fa percepire tutta la sua lontananza dallo stereotipo comune della Roma di Romolo e suoi antenati.

La ricostruzione di Alba Longa (© Francesca Fago - Sky)

Niente toghe né domus: i villaggi di ROMVLVS sono realistici perché “primitivi”, appunto, come l’epoca nella quale si muovono i protagonisti. Ciò è particolarmente evidente nel filone narrativo di Wiros (leggi: “uìros”), uno schiavo del villaggio di Velia (parte della “Lega delle Trenta Città”) impegnato nei Lupercalia, il rito di passaggio dalla gioventù all’età adulta che costringe tutti i maschi a sopravvivere per sei mesi nei boschi (in uno scenario che nelle sue dinamiche ricorda vagamente The 100). Basta guardare la maniera in cui i compagni di Wiros cacciano la selvaggina e come reagiscono durante la rissa tra Cnaeus e il suo improvvido sfidante, oppure il loro reverenziale terrore nei confronti di Rumia, l’oscura dea dei boschi, alimentato dall’inquietante ritrovamento di un cumulo ben disposto di teschi umani: il mondo di ROMVLVS ci propone le radici autentiche di Roma, fatte di violenza e tribalità, non solo le leggende create dagli stessi Romani per nobilitare le proprie origini.

I giovani di Velia impegnati nei Lupercalia (© Francesca Fago - Sky)

Primitivi a livello tecnologico, non sociale: la Lega delle Trenta Città offre già ampi spazi per odi, risentimenti e complotti. Infatti, al centro dell’altro filone narrativo c’è un riadattamento del mito del re di Alba Longa Numitore, del suo invidioso fratello Amulio e di sua figlia Rea Silvia (qui Ilia): la rilettura potrebbe far storcere il naso ai più esperti sul tema, ma in queste prime due puntate appare giustificata e promette sviluppi interessanti, soprattutto grazie all’indagine della complessità di Amulius (che ricorda un po’ Otello). La storia si arricchisce di altre figure, come i gemelli Enitos e Yemos (protagonisti di questo filone), il buon Ertas (re di Gabi che riveste il ruolo dello “zio buono” per i due fratelli, date le evidenti mancanze di Amulius…) e Gala, ambiziosa e sensuale moglie di Amulius (le cui scene di sesso sembrano strizzare l’occhio a Game of Thrones), forse un personaggio un po' monodimensionale nella prima puntata ma già più promettente e sfaccettato nella seconda. Per ora, comunque, ROMVLVS non sembra incappare in quell’eccesso di personaggi che a volte colpisce le serie tv di genere epico-storico (e fantasy).

Yemos (Andrea Arcangeli), Wiros (Francesco Di Napoli) e Ilia (Marianna Fontana) (© Francesca Fago - Sky)

Il ritmo dei primi due episodi è costante ed efficace, ravvivato da colpi di scena alternativamente spettacolari (il salto col cavallo) o inaspettati (l’imboscata, la scena del braciere): il Lazio arcaico si dipinge davanti a noi in tutta la sua brutalità, gettando le basi fondamentali per lo sviluppo della trama e unendo quasi subito i percorsi narrativi di due dei tre protagonisti assoluti. Tra i dubbi ancora da sciogliere c’è il peso specifico che sarà accordato all’intervento divino: nel primo episodio Ilia ha effettivamente una visione (duplice, in un certo senso, se consideriamo la frase «Il cielo piange») che però corrisponderà soltanto parzialmente alla realtà. Nel mito, Rea Silvia giace con nientemeno che il dio Marte: sarà interessante scoprire come Rovere gestirà questo nodo essenziale della storia.


Diversi apprezzamenti sono già stati fatti a proposito della bellezza delle ambientazioni, della qualità delle performance degli attori (soprattutto i più giovani) e dell’accuratezza delle ricostruzioni storico-archeologiche, ma forse un giudizio completo si potrà formulare solo a fine stagione. Le premesse sono sicuramente positive: ROMVLVS coinvolge, intriga e affascina visualmente, benché non sia del tutto immune da alcuni stereotipi del genere. Appuntamento alla decima puntata, allora, per capire se le promesse saranno state mantenute e se gli dèi si saranno palesati.


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