di Miranda Demichelis //
Nel mondo che vorrei, tutti hanno letto la tetralogia di Elena Ferrante (L’amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta, Storia della bambina perduta, pubblicati per la casa editrice E/O fra il 2010 e il 2014), da cui è stata recentemente tratta la serie Rai/HBO. Ecco cinque tentativi di persuasione.
Perché è finalmente la storia di un’amicizia femminile, lunga e dolorosa. Lila e Lenù, le protagoniste, nascono in un rione napoletano del dopoguerra, dunque in un contesto povero al limite della miseria e governato da un rigido ordine patriarcale che le designa come nullità. Sono figlie del proletariato che si arrabatta per portare il pane in tavola, sono bambine – e quindi estranee al mondo in cui vengono decise le cose importanti, quello dei grandi – e, per di più, sono femmine. Secondo le regole del rione non hanno alcun potere e dovrebbero accontentarsi di condurre un’esistenza grigia, fra le sovraffollate mura di casa e le quattro strade polverose che percorrono per andare a scuola - finché è loro concesso. La progressione naturale prevede poi di andare a lavorare, sposare un uomo ricco, fare dei figli. L’amicizia di Lila e Lenù, che nasce in prima elementare e durerà 60 anni, permette a entrambe di esercitare un potere trasformativo sulla realtà che le circonda, per ribellarsi a quella che sembrava una condanna irrevocabile a ruoli sociali prestabiliti e conquistarsi il diritto all’autodeterminazione.
Per capire cosa vuol dire essere un’amica geniale. Chi, fra le due, lo è? Geniali si nasce o si diventa? La risposta non è ovvia e la citazione presa dal Faust di Goethe e posta in esergo al primo volume offre qualche indizio. «IL SIGNORE: "Ma sì, fatti vedere quando vuoi; non ho mai odiato i tuoi simili, di tutti gli spiriti che dicono di no, il Beffardo è quello che mi dà meno fastidio. L’agire dell’uomo si sgonfia fin troppo facilmente, egli presto si invaghisce del riposo assoluto. Perciò gli do volentieri un compagno che lo pungoli e che sia tenuto a far la parte del diavolo"». Chi, fra le due, è il diavolo dell’altra? L’opposizione che ci si immagina è chiara e netta o più complicata della classica dualità che oppone il bianco al nero?
Perché quello di Lila è un personaggio di cui è facile innamorarsi. Magnetica, intelligente e spietata, Lila imperversa fra le strade del quartiere rivoluzionando tutto quello che tocca. Desiderata da tutti i maschi del rione, sposata all’età di 15 anni a quello sbagliato - seppur selezionato da lei stessa dopo attenti calcoli - il suo strumento di riscatto è la seduzione. Il corpo esile di Lila sprigiona una forza attrattiva che coinvolge in prima istanza Lenù, la sua migliore alleata, e piega chiunque al suo volere. La bambina dalle gambe scattanti e dalla lingua pungente è animata da un’energia implacabile che le madri del rione individuano come influenza negativa per le loro figlie e che nemmeno la sua stessa madre è in grado di spiegarsi («Cos'è successo quando ti ho fatta? Un incidente, un singhiozzo, una convulsione, è mancata la luce, s'è fulminata una lampadina, è caduta una bacinella d'acqua dal comò? Certo qualcosa ci dev'essere stato, se sei nata così insopportabile, così diversa dalle altre»). Lila si evolve in una donna determinata, elusiva, che riesce bene in tutto ciò in cui si mette alla prova e risponde con una risata beffarda a chi le chiede com’è possibile che lei - costretta ad abbandonare le scuole elementari, madre bambina e donna stremata dalle violenze del marito - sia in grado di rigirarsi come vuole i camorristi del rione o di scrivere i suoi diari con l’eleganza di un’autrice affermata. Lila è anche un personaggio che è molto facile detestare.
Perché Lenù cresce. Colei che il lettore individua facilmente come quella più debole fra le due, sottomessa alla volontà volubile dell’altra e alla ricerca di un modello da emulare, compie - nelle sue parole - uno sforzo prodigioso per riuscire a rompere i confini del rione ed emanciparsi da Napoli. Lenù spezza l’eredità genetica delle sue antenate dalle identità scialbe e dai corpi sformati dalle fatiche domestiche, fino ad acquisire la sicurezza necessaria per affermare la sua voce e raccontare la sua storia: è sua la mano che guida il lettore nella trama complessa della sua amicizia con Lila. Eppure, anche qui, l’ambivalenza si rivela un fattore chiave: la scrittura di Lenù si innesta su quella dei quaderni privati di Lila.
Per capire perché il personaggio maschile più odiato dalle lettrici, nonché il vero antagonista della storia, non è un figlio tipico del rione, violento, ignorante e rozzo. È uno studente modello, fisicamente inoffensivo, gentile e dal futuro brillante, bersaglio di un blog cui unirsi solo dopo la lettura delle mille e passa pagine dei quattro volumi, sempre che se ne condivida il sentimento fondante: https://fuckninosarratore.tumblr.com/
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