di Miranda Demichelis //
Alla fine degli anni Sessanta, mentre il mondo occidentale è travolto dall’ondata delle rivoluzioni sociali scatenate dai movimenti di contro-cultura giovanili al grido «sex, drugs, rock‘n’roll», la Grecia è stretta nella morsa di una dittatura di stampo fascista. Il regime viene instaurato il 21 aprile 1967, in seguito a un golpe militare a opera di un gruppo di ufficiali – da cui il nome “regime dei colonnelli” – con l’obiettivo di impedire la formazione di un governo di sinistra. Per gli otto anni successivi, la Grecia si trasforma in uno stato dittatoriale che silenzia brutalmente le voci dei dissidenti. Tuttavia, una si leva su tutte con maggior vigore: quella del ribelle più famoso, Alekos Panagulis, che però subirà un destino tragico alla fine della sua storia.
Alekos Panagulis muore il 1° maggio 1976, all’età di trentasei anni: la Resistenza Greca perde il suo eroe e Oriana Fallaci perde il suo compagno di vita. Oriana incontra Alekos nel settembre del 1973, quando si reca ad Atene per intervistarlo. Lui è appena uscito di prigione dopo cinque anni, in seguito all’amnistia concessa dal dittatore Giorgio Papadopulos, lo stesso uomo che aveva tentato di uccidere in un attentato nell’agosto 1968. L’attentato fallisce per un errore di calcolo: la bomba che Alekos piazza sulla strada dove l’auto di Papadopulos passa tutte le mattine esplode con un secondo di ritardo. La dittatura greca è salva, Alekos è perduto. Dopo essere stato catturato, viene torturato per settimane nella prigione militare di Atene, ma resiste e non denuncia nemmeno uno dei suoi complici. Poi, nel corso del processo farsa, rivendica la sua colpa: pretende di essere fucilato, mentre trasforma il momento di solito riservato all’apologia dell’imputato in un’accusa fiera rivolta ai giudici, complici del regime. La sentenza viene formalizzata ma mai eseguita; invece, Alekos viene trasferito di carcere in carcere fino ad essere relegato in una tomba, da dove continua a resistere e a tentare di evadere. La tomba è la prigione di Boiati, il carcere progettato apposta per lui, in cui rimarrà sepolto per tre anni e mezzo: un parallelepipedo angusto senza nemmeno una finestra, vicino a un cipresso da cimitero.
Nonostante le torture continue, Alekos non muore a Boiati: in seguito a forti pressioni internazionali Papadopulos decide di concedergli la grazia. Lui, consapevole del fatto che ora è proprio la sua libertà ciò che conviene al regime, la rifiuta. Sono infine gli stessi soldati che hanno sorvegliato ogni suo movimento per anni a dover radunare le sue cose e a sorreggerlo verso l’uscita. Alekos non è più abituato a vedere la luce del sole, che ora lo acceca, e non è nemmeno più abituato a camminare in spazi aperti, che ora gli causano un senso di vertigine.
È questo l’uomo irriducibile che Oriana Fallaci va ad incontrare e intervistare, per includere il punto di vista del nemico più temuto del regime greco nel suo libro Intervista con la storia. Lo raggiunge un mese dopo la sua scarcerazione. Si ritrova seduta davanti a due occhi neri che bruciano d’intensità, ammaliata da una voce che le risulta irresistibile. L’intervista dura fino a notte fonda; alla fine Oriana ha la certezza di aver capito due cose: la prima è che la lotta di Alekos per la libertà non è affatto finita, la seconda è che lei è innamorata di lui e lui di lei. Alekos le confessa che molto spesso i libri che chiedeva di avere quando gli concedevano di leggere erano i suoi; Oriana ha il presentimento di essere sul punto di venire travolta da qualcosa che sconvolgerà la sua vita. Ha ragione: nasce un amore tragico e breve, che si conclude con la morte sospetta dell’uomo. Lunedì 3 maggio 1976, Alekos, deputato del Parlamento, avrebbe dovuto consegnare al nuovo Primo Ministro dei documenti segreti che avrebbero dimostrato come gli uomini allora al potere fossero controllati dagli ex collaboratori di Papadopulos. Non fa in tempo. Muore due giorni prima, in un incidente automobilistico le cui responsabilità non sono mai state del tutto chiarite, dopo essere stato inseguito a 130 chilometri all’ora da una Peugeot misteriosa. Il libro che avrebbe voluto scrivere per spiegare la sua lotta e la sua vita lo scrive Oriana. Lo intitola Un uomo.
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