di Arianna Consorte //
Allontaniamoci per un secondo dall’idea della fotografia come questione di atmosfera, di luce, di aria, di vento, di materialità terrena e immergiamoci fra le onde del mare; in particolare, tuffiamoci nelle fredde temperature invernali del mar Tirreno al largo di Bacoli, in provincia di Napoli. Vi siete immersi anche voi? Ecco, se lo avete fatto o perlomeno immaginato, potreste trovare davanti agli occhi della vostra mente gli stessi scenari che hanno condotto Pasquale Vassallo alla vittoria dell’UPY 2020 (Underwater Photographer of the Year 2020).
Pasquale Vassallo, difatti, è un fotografo di interesse biologico marino che nel corso della sua vita è stato capace di unire le sue inclinazioni principali: la forte passione per il mare, che scopriva da piccolo andando alla ricerca di polpi e ricci e intensificava poi con l’immersione da sub; la biologia che coronava con la laurea in Produzioni Marine all’Università “Federico II” di Napoli; infine, last but not least, la fotografia, che approfondiva accompagnandosi nelle sue immersioni con un’attrezzatura corredata di grandangoli e obiettivi per la macrofotografia, per dare un’idea totale e completa del mondo subacqueo. Vassallo ci ha mostrato il mondo del mare come un’esplosione di vita, di colori, di specie marine vegetali e animali totalmente diversa rispetto alla vita terrestre, ma egualmente meravigliosa. Molte riviste, in primis la famosa National Geographic, hanno pubblicato i suoi lavori; è tuttavia proprio nel 2020, che viene nominato vincitore all’UPY 2020 con ben due fotografie in sezioni distinte.
Partiamo dalla prima sezione – Conservation – dove vince con la fotografia Last dawn, last gasp (foto 1), titolo che nella sua brevità esprime in maniera crudele il tema scelto e che lui stesso descrive: «Lo scorso inverno sono uscito in mare con alcuni pescatori del luogo. Alle sei di mattina ero già in mezzo all’acqua, dato che le reti venivano ritirate alle prime luci dell’alba. Durante la mia immersione ho seguito il percorso delle reti da pesca dal fondale alla superficie. Mentre i pescatori recuperavano velocemente le reti, ho provato a scattare qualche fotografia dei pesci ancora intrappolati nelle reti».
Foto 1
Passando alla seconda sezione Behaviour, Vassallo vince con una foto che intitola Octopus training (foto 2), questa volta con un tono ironico che fa però intendere un determinato tema di denuncia:
«Alla fine di una sessione di immersione libera ho notato una palla da calcio, in lontananza, galleggiare sulla superficie. Incuriosito, mi sono avvicinato e mi sono accorto che sotto di essa si trovava un polpo, trascinato dalla corrente. Non ho idea di cosa stesse facendo sotto il pallone, ma penso si stesse allenando per i prossimi Mondiali di calcio. Ho avuto il tempo di scattare un paio di fotografie prima che il polpo lasciasse il pallone e se ne tornasse sul fondale marino».
Le due foto vincitrici sono emblematiche; spostano l’attenzione da una visione pura e vitale del mare (foto 3-4) ad una denuncia delle condizioni ambientali (foto 5-6) che sappiamo ormai essere ben radicate ma spesso nascoste, cioè l’inquinamento e il problema dei rifiuti gettati in mare, che contaminano quel mondo e che – senza dubbio – potrebbero portare alla completa estinzione delle specie. Vassallo quindi non si limita a mostrarne la condizione, ma interviene anche per salvaguardare un mondo che tanto gli sta a cuore da un errore che l’uomo sta facendo nei confronti del suo stesso ecosistema.
Octopus training e Last dawn, last gasp sono solo due esempi di un lavoro più ampio che potrete osservare nel suo sito http://www.pasqualevassallo.com/ cliccando sulla sezione Mediterranean sea e poi su Conservation.
Foto 3 - Foto 4
Foto 5- Foto 6
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