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Orwell e la "dittatura sanitaria"

Aggiornamento: 14 ott 2021

di Elena Rega //


All’alba di un nuovo Decreto-legge riguardante le misure di restrizione volte a contenere la seconda ondata di contagi da Coronavirus, il consigliere della Regione Lazio Davide Barillari decide di citare 1984 di George Orwell in un suo tweet.

«All’infuori del lavoro tutto era vietato, camminare per strada, distrarsi, cantare, ballare, riunirsi…».



La provocazione del consigliere sta facendo discutere, tanto da portare in tendenza su Twitter il nome del celebre autore britannico insieme all’hashtag #DittaturaSanitaria. L’opinione pubblica è spaccata in due: da un lato c’è chi disapprova e considera fuorviante e fuori luogo il commento dato che la citazione è stata decontestualizzata; altri, invece, danno man forte a Barillari, guardando alle nuove regole comportamentali come a una limitazione della propria libertà.


Oggigiorno è difficile non cogliere l’attualità delle opere di George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair) e delle sue riflessioni su una società capitalista, corrotta e individualista, non molto lontana dalla realtà che viviamo.



La genesi del suo pensiero avverso ad ogni forma di totalitarismo si può ritrovare nella sua biografia. Nato in India nel 1903, era figlio di un funzionario coloniale e sin da adolescente entrò in contatto con le profonde contraddizioni e le ingiustizie che l’amministrazione britannica imponeva alle popolazioni indigene. Fieramente ateo e discriminato fin dall’infanzia per questo, Orwell si schierò sempre dalla parte del pensiero libero, più che da quella dell’ideologia. Per questo criticò aspramente il regime comunista staliniano in Russia in una delle sue opere più celebri, La fattoria degli animali.


Il romanzo parla della ribellione di un gruppo di animali, stanchi di essere continuamente vessati e sfruttati dall’uomo. Protagonisti sono i maiali che, ritenendosi più intelligenti degli altri, si proclamano capi e promotori della rivolta. Imparano a leggere e a scrivere ed elaborano sette comandamenti a cui la comunità deve sottostare. Ben presto, però, il mondo di uguaglianza e libertà che si auspicavano si rivela irrealizzabile. I suini si alleano così con l’uomo e le sette regole vengono soppiantate dall’unico motto «Tutti gli animali sono uguali», aggiungendo «ma alcuni sono più uguali degli altri».



Inutile dire quanto siano attuali le parole dello scrittore, attraverso le quali possiamo trovare una chiave di lettura per comprendere certi meccanismi malsani ormai radicati nella nostra società.


Tuttavia, è giusto citare 1984 in riferimento alla pandemia?


Stiamo parlando dell’opera che ha consacrato l’autore come il più grande scrittore della letteratura distopica, il genere letterario che nasce in contrapposizione a quel romanzo utopico che descrive un’immaginaria società ideale dove regnano pace, armonia e giustizia. La realtà distopica rappresenta, invece, il suo contrario.


Per il titolo di 1984 ad Orwell è bastato invertire le ultime due cifre dell’anno in cui ha iniziato a lavorare sul romanzo, il 1948. Ci troviamo in un mondo diviso fra tre superpotenze (Oceania, Eurasia ed Estasia) continuamente in guerra fra di loro e governate da regimi totalitari. La narrazione si focalizza in Oceania, a Londra, dove il potere è concentrato nelle mani di un partito unico capeggiato dal “Big Brother”, italianizzato in “Grande Fratello”, che controlla e manipola pensieri e atteggiamenti di una popolazione ormai priva di pensiero critico e totalmente succube del regime. Telecamere e microfoni sono disseminati ovunque, allo scopo di individuare ogni minima forma di dissenso, mentre manifesti e schermi mostrano l’immagine baffuta del Big Brother con il monito «Big Brother is watching you» (“il Grande Fratello ti sta osservando”). Per dare un’idea più specifica dell’ambiente dittatoriale del romanzo, riprendiamo il tweet di Barillari e consideriamolo ora in un contesto letterario più adeguato: «All’infuori del lavoro tutto era vietato, camminare per strada, distrarsi, cantare, ballare, riunirsi».



L’intento di Orwell è quello di prefigurare possibili scenari causati da estremizzazioni, ipercontrollo e radicale omologazione degli individui. Questa realtà distopica può essere messa a confronto con le misure adottate per arginare un’emergenza sanitaria mondiale e finalizzate alla tutela della salute della persona?


P.s.: Per fornire uno spunto di riflessione in più riporto l’articolo 32 della Costituzione italiana: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».

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