di Francesca Rimoldi //
Il rapporto uomo-natura nella storia è sempre stato complesso, come un ospite inaspettato difficile da gestire e una padrona di casa un po’ confusa dalla situazione. Nonostante le grandi differenze, l’uomo ha sempre provato a cercare una connessione con la natura, anche quando paradossalmente costruiva muri per definire il suo spazio da quello esterno.
L’equilibrio di questo celebre rapporto viene descritto alla perfezione nella casa tradizionale giapponese, la Machiya, dove il legame tra interno ed esterno è totale. Nella filosofia nipponica il concetto di spazio ruota attorno al “vuoto” come principio zen: in base ad esso il valore attribuito alla casa varia, dato che gli umani abitano essenzialmente il vuoto, confinato da muri che permettono la comunicazione con l’esterno. Il vuoto è considerato come la condizione a priori perché il “pieno” (inteso come azioni e cose) possa esistere.
La struttura di questo tipo di dimora si basa su travi e pilastri su cui si muovono pareti scorrevoli di legno e carta di riso, permettendo la composizione dell’ambiente a seconda delle necessità: tutto lo spazio è abitabile. Il pavimento è costituito da tatami, telai di legno rivestiti di paglia pressata e intrecciata; l’arredamento è essenziale e basico, definito da linee rette e toni neutri. La scelta dei materiali leggeri e dei pochi elementi presenti è data anche dalla volontà di contrastare i frequenti terremoti, per avere meno danni possibili. Sono due gli spazi in cui si articola questa abitazione: il genkan, un ingresso adibito all’accoglienza degli ospiti, e la rimanente parte, destinata invece alle zone abitabili, tra cui un’area dedicata alla cerimonia del thè.
Le Machiya nascono come abitazioni povere per vivere una vita secondo la dottrina del Ma: ciò che non c'è mette in evidenza ciò che c'è. Si tratta di un concetto estetico, artistico e filosofico che si applica allo spazio, al tempo e alle relazioni; il Ma è la radice del famoso Minimalismo Giapponese, che noi occidentali riconosciamo in un ambiente dal design rigoroso, semplice e luminoso. L’idea alla base è quella di un processo di semplificazione e di eliminazione di tutto ciò che è considerato superfluo, per stabilire con il mondo circostante una connessione che i giapponesi definiscono come Shinto.
La casa tradizionale giapponese è il raggiungimento concreto di uno stato di armonia e di equilibrio rispetto alle cose e alla natura. Il minimalismo nipponico non si ferma però solo allo spazio, ma si attua nel quotidiano: oltre che un tipo di arredamento, è uno stile di vita.
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