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Immagine del redattoreAngolo Design

L'intuizione di Bialetti: dalla lisciveuse alla moka

di Francesca Rimoldi //


Il buon design ci accompagna nella quotidianità, alternandosi tra necessità e piacere: aiuta a mantenere i ritmi della giornata dando voce al nostro pensiero. Il valore aggiunto che si conferisce ad un prodotto di tale genere è fondamentale; spesso l’affezione e l’idealizzazione del prodotto stesso sono le qualità chiave che spingono l’usuario a portarlo nella sua vita.


L’esempio per eccellenza, che si applica alla grande maggioranza del popolo italiano, è la Moka, espressione di una tradizione e di una storia senza tempo. Ciò che caratterizza questo prodotto è il fatto che – in 87 anni – il suo design e il suo valore aggiunto sono rimasti invariati; dagli anni Trenta ad oggi nulla è cambiato: gli italiani continuano a celebrarla ed amarla fin dal primo giorno, come la storia di un grande amore che difficilmente troverà fine.


Quale mente si cela dietro la famosissima forma ottagonale di alluminio, pronta per contenere la bevanda degli dèi”? Si tratta di Alfonso Bialetti e della sua grande capacità di osservazione. Ebbe l’intuizione nel 1933 – nella sua casa di Omegna, nel Piemontese – osservando la moglie fare il bucato con la “lavatrice di inizio secolo”, la lisciveuse, un pentolone da porre sul fuoco in cui si mettevano i panni sporchi da lavare, la liscivia (un tipo di detersivo) e l’acqua. Nella parte centrale si trovava un tubo con la superficie forata da cui l’acqua –portata ad ebollizione – usciva per sciogliere il detersivo, creando movimento tra i panni.

Bialetti pensò bene di utilizzare lo stesso meccanismo di ebollizione dell’acqua sostituendo la liscivia con la polvere di caffè. La sua idea ebbe successo anche grazie all’esperienza come fonditore di alluminio in una fabbrica francese: il binomio caffè-alluminio fu vincente. Il metallo in questione riusciva a tradurre perfettamente il concetto di modernità al quale la contemporanea cultura fascista ambiva e riuscì a spostare il culto del consumo di caffè dall’esclusività dei bar alla comodità di casa propria. La Moka Express Bialetti prende il nome da Mokha, una città dello Yemen resa nota dalla grande produzione di caffè arabico di qualità.

L’omino baffuto fatto tutto d’un pezzo, il simbolo del brand, in una delle pubblicità cult degli anni Cinquanta esclama: «Sembra facile… fare un buon caffè»; aveva proprio ragione. Tuttavia la vera grande rivoluzione della Moka di Alfonso Bialetti sta nel fermarsi e saper osservare, non semplicemente guardare.


Pubblicità “sembra facile fare un buon caffè”: https://www.youtube.com/watch?reload=9&v=Yrz0KVLKh8o

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