di Camilla Lantieri //
L’articolo precedente dell’Angolo Design ha affrontato la tematica relativa alle abitazioni giapponesi. Il rapporto che si instaura con la natura rimane centrale nella mentalità orientale e dona alle case tradizionali quell’eleganza e quell’essenzialità che le rende quasi delle oasi mistiche, agli occhi di noi occidentali.
È interessante, a questo punto, porre l’accento su uno degli aspetti principali dell’abitazione giapponese: l’importanza del pavimento. Quest’ultimo, costituito da tatami, è considerato parte integrante dell’arredamento casalingo. La dimensione del tatami, infatti, veniva originariamente utilizzata come mezzo di misurazione per progettare le stanze e definire i moduli spaziali delle unità abitative. Esso, dunque, non è una semplice superficie calpestabile, ma elemento di sostegno anche per gli inquilini. Una delle usanze giapponesi più tipiche è sicuramente quella di mangiare seduti a terra su dei semplici cuscini, utilizzando un apposito tavolo basso chiamato kotatsu.
Nell’arredamento giapponese la presenza di mobili bassi è ricorrente proprio perché il punto di vista progettuale è spostato verso il basso, al fine di creare maggiore connessione tra l’uomo e la propria casa.
Sarebbe dunque interessante focalizzare la nostra attenzione su alcune delle sedute basse progettate da noti designer giapponesi. Lo Sgabello Torii, disegnato da Riki Watanabe nel 1956, è caratterizzato dalle sue dimensioni ridotte ma soprattutto dal richiamo ad uno dei simboli più importanti della tradizione giapponese: il Torii, portale d’ingresso all’area sacra del tempio shintoista. Il materiale utilizzato è il rattan, che per colorazione e tessitura si connette armonicamente al tatami.
La Sedia Daisaku Choc, progettata da Tendo Mokko nel 1960, è invece una seduta che si discosta dalle forme della tradizione e piuttosto si allinea al design dell’Occidente. Ricorda una moderna sedia con cuscino imbottito anche nella sezione dello schienale, ma si ricollega al Giappone grazie ai due sostegni in legno estremamente corti.
Un ulteriore esempio di prodotto che riassume la connessione tra Occidente e Oriente è la Poltrona Wink di Toshiyuki Kita, prodotta da Cassina Meda nel 1980. La seduta è estremamente bassa, ma la sua particolarità è il fatto di essere reclinabile. Infatti, è uno dei primi mobili multifunzionali, in quanto è utilizzabile sia come sedia sia come poltrona ed è ispirata ai sedili delle macchine; un ultimo dettaglio peculiare risiede nel poggiatesta, costituito da due elementi mobili che ricordano le orecchie di Topolino.
In conclusione si può affermare che, nonostante le notevoli influenze provenienti dall’Occidente e dal suo design, il Giappone non ha mai abbandonato queste importantissime simbologie relative all’abitazione tradizionale: quest’ultima rimane uno degli elementi maggiormente interessanti e avvolti da un’aura quasi fiabesca.
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