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Il razionale mondo di Le Corbusier


di Camilla Lantieri //


Charles-Édouard Jeanneret-Gris, meglio conosciuto come Le Corbusier, è stato un innovatore svizzero nel campo dell’architettura, dell’urbanistica e del design, tanto da poterlo annoverare tra i maestri del Movimento Moderno.


Sembra quasi paradossale accostare Le Corbusier alla prima metà del Novecento, poiché la sua concezione relativa all’architettura e al design è estremamente attuale e tutt’altro che scontata per quell’epoca. Basta partire dal pensiero che ha sviluppato a proposito dell’espressione arte decorativa, dato che riteneva che i due termini non fossero appropriati alla descrizione di ciò di cui si stava trattando. Nel libro L'art décoratif d'aujourd'hui scrisse «L’arte decorativa moderna non comporta nessun tipo di decorazione», con l’intento di far comprendere ai propri lettori che sarebbe stato scorretto e un controsenso definire decorativi oggetti come sedie, tavoli o bottiglie poiché, in realtà, sono veri e propri utensili che servono per soddisfare i bisogni quotidiani dell’uomo.


«Per vederci chiaro basta dunque scindere le sensazioni disinteressate dai bisogni che mirano al loro soddisfacimento, utilitaristici». Il prodotto artistico (quadro o scultura) è un’opera senza un’utilità immediata, è disinteressato ed eccezionale; viceversa, gli oggetti prima elencati sono funzionali ad una necessità. Ciò che, infatti, è accaduto con il procedere degli anni non fa altro che confermare le tesi di Le Corbusier: si iniziano a produrre oggetti dalle funzionalità ottimali, definiti da un concetto di arte decorativa senza decorazione che non è opera di artisti ma dell’industria anonima. Ed è proprio in questa che il maestro vedeva il modello per il moderno design; il rapporto tra l’uomo e la macchina diventa cruciale poiché egli sosteneva che la velocità e la produttività di quest’ultima consentisse di spendere più tempo per un lavoro creativo.

Una delle caratteristiche più eclatanti del pensare e del progettare di Le Corbusier è sicuramente la sua visione razionalista, che lo ha portato a concepire le abitazioni come delle vere e proprie macchine per l’abitare: nulla è lasciato al caso, nulla è superfluo. Inoltre, il maestro apre le porte all’utilizzo di nuovi materiali come l’acciaio, l’alluminio, il cemento e le fibre sintetiche, revocando l’uso esclusivo del legno.


Alla base del nuovo arredamento c’è uno studio sull’importante distinzione tra gli elementi d’arredo fissi e quelli mobili e, in particolare, tra mobili sostenitori e contenitori, attraverso cui Le Corbusier ha definitivamente scisso architettura e design. Come è riuscito a gestire questa nuova visione dell’arredamento domestico? La risposta è la progettazione dei casiers standard, cioè contenitori modulari e componibili liberamente collocabili in una stanza e ispirati al mobilio per ufficio. La loro particolarità risiede nella possibilità di essere utilizzati sia come contenitori che come sostenitori, in base alla disposizione stabilita; essi possono, infatti, essere appoggiati al muro, incorporati nella parete o usati come elementi divisori tra i vari ambienti. L’idea è quella di utilizzarli per sostituire tutti quei vecchi armadi o credenze.

Al Salon d'Automne di Parigi del 1929, Le Corbusier presentò un monolocale in cui le delimitazioni delle stanze erano costituite soltanto dalla combinazione dei casiers standard, adattati al loro uso specifico per mezzo di ripiani di vetro, di scomparti in legno e metallo oppure, come in cucina, con grate in legno per la frutta e la verdura.


Dunque, avendo ricavato molto spazio in una stanza, è possibile dare più importanza e visibilità a tavoli, sedie e poltrone, che diventano i veri padroni della scena abitativa. È qui che entrano in gioco i pezzi disegnati da Le Corbusier, tutti caratterizzati dall’utilizzo dell’acciaio e dalle linee fortemente geometriche, come si riscontra nella famosissima Chaise longue à réglage continu, che lo stesso designer definisce “macchina per il riposo”.

Possiamo certamente affermare che Le Corbusier è sicuramente stato uno degli artefici più “ingombranti” che ha contribuito nell’approdo ad un design minimal, geometrico e pulito.

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