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Il falso progresso

Aggiornamento: 24 ott 2020

di Elena Rega //


«Uno dei temi più misteriosi del teatro tragico greco è la predestinazione dei figli a pagare le colpe dei padri. Non importa se i figli sono buoni, innocenti, pii: se i loro padri hanno peccato, essi devono essere puniti».

È così che iniziano le Lettere Luterane di Pier Paolo Pasolini. Si tratta di una raccolta postuma di articoli pubblicati sul Corriere della Sera e sul settimanale Il Mondo scritti durante il suo ultimo anno di vita, il 1975. I temi affrontati sono l'estraneità dei giovani, la standardizzazione culturale e la politica in Italia. In quest’opera riconosciamo la massima espressione dell’autore nelle vesti di antropologo.



Il primo testo è I giovani infelici. Pasolini, attraverso una riflessione sulla nozione di colpa nel teatro greco, introduce il concetto chiave del suo pensiero: la “mutazione antropologica”, un fenomeno sociale che coinvolge gli anni ’70 del secolo scorso. Si tratta della dissoluzione di ogni carattere individuale a favore di una tendenza uniformatrice.


In Italia la generazione dei “padri” corrisponde a coloro che hanno accettato il regime fascista e, successivamente, un nuovo potere: quello dei consumi, «la rovina delle rovine» a detta dell’autore. Sono colpevoli di aver creduto che la Storia fosse solo appannaggio della classe borghese, ossia la classe consumista. Il tutto a discapito della Storia del popolo, il quale godeva di un settore a parte fatto di tradizioni e di usanze che venivano tramandate di generazione in generazione. Il consumismo ha eliminato la cultura popolare, provocando il cambiamento antropologico con la nuova cultura di massa.


A risentirne maggiormente sono i “figli”, cioè i giovani degli anni ’70 che vengono descritti da Pasolini come dei «mostri»: «Il loro aspetto fisico è quasi terrorizzante, e, quando terrorizzante, è fastidiosamente infelice. […] Essi non hanno nessuna luce negli occhi: i lineamenti sono lineamenti contraffatti di automi, senza che niente di personale li caratterizzi da dentro. La stereotipia li rende infidi».


Un giudizio duro e severo che condanna i “figli” quanto i “padri” per aver accettato il sistema dello “stare bene”, basato su una concezione edonistica della vita legata al consumo del prodotto.


René Magritte, Golconda (1953)

La seconda parte della raccolta viene intitolata Gennariello e consiste in un “trattatello pedagogico”. Chi è Gennariello? Per Pasolini è un ipotetico ragazzo napoletano – potremmo definirlo uno “scugnizzo” – al quale rivolge idealmente queste pagine in cui vengono analizzati i metodi di educazione, andando a demolire un intero sistema.


Infine, l’ultima sezione consiste nelle Lettere Luterane in sé. Vediamo una serie di articoli molto duri in cui Pasolini si scaglia contro numerosi intellettuali del suo tempo che, al contrario di lui, si mostrano ottimisti riguardo al futuro. «I miei colleghi intellettuali si dichiarano quasi tutti convinti che l’Italia, in qualche modo, sia migliorata. In realtà l’Italia è un luogo orribile: basta andare qualche giorno all’estero e poi tornare».


Una drastica lettura dello sviluppo storico, giunto ormai alla sua fase conclusiva. Se nella prima metà degli anni ’60, con il boom economico, l’autore vede la società italiana in una prospettiva di rinnovamento e di possibilità di riscatto, con l’avvento del neocapitalismo è invece costretta al dominio incontrastato del modello economico consumista, sostenuto dalla Democrazia Cristiana al potere.


A deluderlo è soprattutto il Partito Comunista Italiano, colpevole di non aver compreso i cambiamenti avvenuti nel decennio tra il ‘65 e il ‘75. L’intera sinistra italiana si ferma a un’idea della storia secondo cui la civiltà non può far altro che progredire. In questo caso, però, si tratta di un falso progresso, perché si va avanti con gli anni ma la società regredisce.


Le Lettere Luterane sono così un gesto di rivolta di un uomo che non si riconosce nella realtà in cui vive. A distanza di anni possiamo considerare questi testi profondamente attuali, nonché una preziosa chiave di lettura della nostra realtà.



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