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Il design come quinto arto

Aggiornamento: 24 ott 2020

di Camilla Lantieri //


Tutto ciò che ci circonda - a casa, in ufficio, a scuola - è riconducibile ad uno studio relativo all’uomo, uno studio che affonda le sue radici nella ricerca costante di ciò che possa avvantaggiarci rendendo confortevole ogni nostra azione giornaliera. È proprio il design che si occupa di accompagnarci nel vivere quotidiano scansando ogni fatica superflua. D'altronde, siamo sempre alla ricerca di ciò che possa rendere più veloci ed efficaci i nostri movimenti: ci piace stare comodi, come quando ci sediamo su una poltrona che accoglie ergonomicamente il nostro corpo.


Ci sono ancora i fedelissimi “mokisti” che continuano a prediligere il sapore del caffè prodotto dallo strumento “bialettiano”, ma quanti altri invece apprezzano la facilità d’utilizzo delle nuove macchine, che erogano un ottimo caffè schiacciando un semplice pulsante? Il risultato raggiunto è notevole: posso bere un caffè buono come quello del bar comodamente a casa mia e con costi nettamente inferiori, azzerando la "fatica" della preparazione di una moka.


La disciplina del progetto lavora proprio con questi obiettivi: efficacia ed efficienza. Attualmente sono innumerevoli le motivazioni che spingono i designer ad ideare oggetti che si adattino perfettamente alle esigenze di tutti; è come se il design volesse diventare un prolungamento dell’essere umano piuttosto che un accessorio. Non c’è dubbio sul fatto che esso sia tutt’altro che superfluo: qualsiasi oggetto progettato dall’uomo va a colmare una necessità. Come avrebbero fatto i nostri antenati cavernicoli a sopravvivere portando avanti la specie senza una lancia, un pugnale in pietra o un gonnellino che li riparasse dal freddo?


Il design esiste da sempre; insieme all’uomo si è evoluto e continua ad evolversi andando in soccorso di quest’ultimo. Esso sta anche tentando di risolvere i problemi creati dall’uomo, come il disastro ambientale e l’inquinamento; in questi casi esso si adopera per accompagnarci comodamente e, contemporaneamente, ci aiuta a risparmiare materiale.


Come fa il design ad andare incontro a tutte queste esigenze con un unico oggetto? Semplice: si progetta una seduta in legno che accompagna la crescita del bambino fino all’età adulta fungendo, all’occorrenza, da seggiolone o da comune sedia.

Sedia Tripp-Trapp.

Ho detto semplice? È proprio quando pensiamo che una cosa sia semplice che siamo di fronte ad un progetto complesso e studiato nel dettaglio; è quando ci chiediamo «come ho fatto a non pensarci io, è così ovvio!» che possiamo affermare la validità universale di un progetto.


In conclusione - ripercorrendo le tappe storiche - si può facilmente dedurre che, se un oggetto viene progettato, è per soddisfare un bisogno risolvendo un problema; di conseguenza non potremmo fare a meno del design così come sarebbe difficile fare a meno di una parte del nostro corpo.



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