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Gli USA vogliono davvero bandire l'Odissea?

di Francesco Salvatore // Succede che l’Odissea viene esclusa dal programma della scuola superiore di Lawrence (cittadina del Massachusetts), o forse soltanto dalle lezioni della professoressa d’inglese H. Levine, per i suoi contenuti “violenti e sessisti”. La notizia, sufficientemente contestualizzata in America con titoli poco fraintendibili come «A Massachusetts school has banned The Odyssey», grazie al nostro giornalismo arriva in Italia come «Omero razzista, via l’Odissea dalle scuole. L’ultima follia della cancel culture». È l’onda lunga del caso di Via col Vento, ma anche una storia simile alle critiche sorte nei confronti di Grease in Gran Bretagna, a dicembre 2020.

Dunque, i classici sono sotto attacco o no? Le grandi opere letterarie e cinematografiche del passato rischiano davvero di essere sacrificate (leggi: "censurate") sull’altare del “politicamente corretto”, con la comparsa di una sorte di «neo-Indice dei libri proibiti»? Anche quest’ultima espressione la dobbiamo a un giornale nostrano.

Tra le scene più violente dell'Odissea c'è sicuramente l'accecamento di Polifemo.

C’è da dire che alle spalle del caso della Lawrence High School c’è un’iniziativa leggermente più ampia, trainata sulle piattaforme social dall’hashtag #DisruptTexts. Un po’ violento ma d’impatto: si tratta di una rete di insegnanti che su Twitter non arriva a novemila seguaci, raccolta attorno a quattro principi fondamentali, cioè

  1. tenere continuamente in considerazione i propri pregiudizi e la maniera in cui influenzano il proprio pensiero (che, tra l’altro, è il concetto cardine della pedagogia fenomenologica);

  2. dare più rilevanza ad autori e voci “BIPoC” (Black, Indigenous, People of Color);

  3. utilizzare lo spirito critico nelle proprie pratiche d’insegnamento della letteratura (ndR, così da mettere in discussione le dinamiche socioculturali rappresentate nelle singole opere);

  4. creare una rete di insegnanti, collaborando con altre personalità BIPoC.

I principi fondamentali (da disrupttexts.org)

Ora, scorrendo su Twitter la bacheca relativa a questo hashtag, appaiono molti più “cinguettii” critici che a favore. Anche negli articoli di giornali italiani e stranieri ritornano sempre (e fanno scalpore) gli stessi cinque o sei nomi, insegnanti che portano alle estreme conseguenze quegli ideali che, almeno sulla carta, sarebbero apprezzabili. Dovrebbe invece saltare negativamente agli occhi il fatto che, nella sostanza, l’iniziativa di Disrupt Texts vuole aggirare le commissioni regionali/provinciali americane che si occupano della stesura dei curricula scolastici, usando gli insegnanti nelle classi come “agenti sul campo” (espressione assolutamente da prendere con le pinze). Non è facile capire dove finiscano le buone intenzioni e dove partano le pratiche didattiche più irragionevoli, perché l’hashtag #DisruptTexts può essere affisso su un tweet con la stessa facilità da educatori ragionevoli e trottole impazzite.

La notizia su questo «schema folle di censura dei classici» (ancora i nostri giornali) ha seguito a ruota titoli come «Grease sessista, omofobo e razzista: le accuse in Gran Bretagna». Di chi? Non si sa. Dall’articolo si capisce poi che il soggetto sono alcuni utenti di Twitter, di cui le testate italiane non riportano le affermazioni che si possono invece trovare nell’articolo originale del Daily Mail, che ha lanciato la notizia e che ridicolizza tali utenti chiamandoli snowflakes, “fiocchi di neve”. Il Fatto Quotidiano riferisce che questi post non hanno raggiunto i settanta “Mi Piace” in tutto; non possiamo controllare questo dato, perché i tweet non si riescono a reperire.

In "You're the one that I want", Sandy cambia completamente stile per conquistare Danny.

Due notizie, un solo modus operandi: prendere le opinioni di pochi, ingigantirle, lanciarle in pasto ad altri utenti al centro del ring, creare un’atmosfera di sfrenato revisionismo dove il “politicamente corretto” è il quinto Cavaliere dell’Apocalisse. La generalizzazione e l’inesattezza trasformano le visioni estremiste o più taglienti dei pochi in quelle più rappresentate, ma non per questo rappresentative della maggioranza. Se lo scopo fosse stimolare una riflessione più profonda sul rapporto tra noi, il passato e le sue rappresentazioni (in maniera da evitare gli eccessi da entrambe le parti), l’intento sarebbe encomiabile. Viene però il sospetto che l’intenzione non sia quella.

Ad oggi, la Lawrence High School ha “escluso” l’Odissea ormai sei mesi fa, ma sembra che nel resto del mondo i programmi scolastici procedano ancora normalmente, affidandosi alla dovuta e circostanziata spiegazione fatta dagli insegnanti. Su HBO, Via col Vento è ora anticipato da un disclaimer che ricorda al pubblico di contestualizzare adeguatamente quello che vede sullo schermo rispetto a quello che vive, il che non fa mai male. Grease resterà probabilmente un musical molto amato; gli eventuali dieci secondi di “messaggio precauzionale” che gli potrebbero essere anteposti serviranno solo a rinforzare l’interruzione del processo di “osservazione > imitazione” nei confronti dei comportamenti di Sandy, Danny e tutti gli altri. Qualora dovesse essere necessario.

 

Nella prima foto, il Gruppo di Ulisse che acceca Polifemo, copia di un originale ellenistico degli scultori Agesandro, Atenodoro e Polidoro, conservato al Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga. I titoli di giornale citati provengono da "Omero razzista", via l'Odissea dalle scuole. L'ultima follia della cancel culture | Il Primato Nazionale.

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