di Francesca Rimoldi //
L’attività economica e commerciale ha radici molto profonde, diramate nel tempo dall’evoluzione dei bisogni umani verso il giusto e fondato equilibrio tra acquirente e venditore. Il valore delle cose non è stato mai dato per scontato, anche all’epoca del baratto: bisognava scambiarsi beni indispensabili e facilmente divisibili affinché la resa potesse essere equa da entrambe le parti. Pian piano nasceva la necessità di quantificare con un bene primario la prestazione di un lavoratore; il primo strumento di valore fu il grano, la cui dose era corrispettiva alla durata del servizio. Tuttavia, il valore di scambio più importante al tempo era la pecora (pecus, da cui pecunia), data la maggiore rilevanza della pastorizia nella società.
Durante il III secolo a.C., come conseguenza di un mercato in perpetua crescita, nel commercio si iniziavano a esigere beni durevoli come medium nella trattativa di vendita. Il ragionamento che si rivelò il più giusto riguardava il metallo a peso (ad esempio oro e argento), trasformato poi in monete per frazionare facilmente il valore. Da qui nasceva l’economia monetaria, una rivoluzione fondamentale per il mercato. Questo inizio, come ogni cosa, sanciva una nuova esigenza: dove riporre al sicuro le proprie monete per evitare di perderle o di farsele rubare? Il design, come sempre, sapeva rispondere al problema. Per questioni logistiche, non conosceremo mai l’identità della persona che ha risposto ai bisogni della società, progettando soluzioni che fino a oggi ci accompagnano.
Si narra che il salvadanaio fu inventato durante l’Impero Majapahit, che regnò sull’odierna Indonesia nel II secolo a.C., quando nella regione iniziarono a diffondersi le monete di rame cinesi: i contenitori si presentavano in robusta terracotta a forma di cinghiale, da sempre simbolo di prosperità e abbondanza. Esistono diverse teorie sul perché di questa morfologia: la prima è legata all’abitudine contadina di utilizzare gli avanzi di cibo come “investimento” da dare in pasto ai maiali, per farli ingrassare e venderli a un prezzo maggiore. Secondo altri, sarebbe presente un legame con il materiale pygg, una creta aranciata usata per modellare i vasi in Inghilterra durante il Medioevo. I primi salvadanai costruiti con questo materiale vennero chiamati pygg bank (“banca di terracotta”), e grazie all’assonanza tra le parole pygg e pig gradualmente il “maialino” diventò la sua caratteristica forma.
Il salvadanaio non era stato fatto per essere portato in città; per trasportare le monete, i valori e le lettere di cambio venivano utilizzate delle vere e proprie borse, indossate a tracolla o assicurate alla vita con delle stringhe in cuoio. Fu grazie all’avvento delle banconote che comparvero i primi esemplari di portafoglio, datati al XII secolo d.C. circa. Erano realizzati in pelle bovina o equina e avevano una piccola tasca per riporre le banconote e tutti gli altri documenti. Il portafoglio moderno, fornito di numerosi scompartimenti ove riporre carte e tessere, fu invece introdotto negli anni Cinquanta del Novecento, in seguito alla diffusione su larga scala delle carte di credito. Il design del portafoglio è rimasto praticamente invariato fino alla fine del XXI secolo, con la sola significativa eccezione delle chiusure in velcro, introdotte negli anni Settanta.
Magari, tra pochi anni non ci sarà più la necessità di avere un portafoglio fisico… Saremo mai pronti a lasciar andare in una dimensione totalmente virtuale anche i nostri risparmi?
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