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Cosa significa essere un museo senza barriere?

di Lorenza Briga //


Significa coinvolgere, accogliere e aiutare, affinché tutte le persone possano entrare nel museo e partecipare, comprendere, divertirsi.

Oggi in Italia solo il 37% dei siti culturali ha messo a disposizione servizi e mezzi per l’assistenza rivolta a persone con disabilità. Bisogna continuare a lavorare in questa direzione e crescere, perché tutti hanno il diritto di fruire delle bellezze del mondo e, perché no, esserne anche i produttori.


D'altronde basta ricordare grandi artisti come Goya o Munch, colpiti loro stessi da problematiche psichiche. Goya era affetto da encefalopatia per una intossicazione da piombo, che gli provocò un’alterazione dei comportamenti e una sordità acuta. Quando l’artista riprese a dipingere, i protagonisti dei suoi quadri erano mostri e figure spaventose; la sua malattia influenzò in maniera decisiva il suo modo di vivere e di lavorare, causandogli anche una forma di depressione. "Pittura nera" era definita la sua arte. Munch, invece, si riteneva avesse una sindrome schizoide; L’urlo, una delle sue opere più famose, sembra incarnare questo suo malessere.

In Italia, i musei non hanno aperto del tutto le loro porte alla disabilità, ma ci sono belle storie da raccontare che fanno ben sperare. Una di queste è di Paolo Puddu, il quale ha avuto un’idea sorprendente dal nome Follow the shape ("Segui la forma") per godere delle bellezze paesaggistiche di Napoli. È un corrimano che si affaccia su Castel Sant’Elmo, la cui particolarità è quella di essere inciso in caratteri Braille per permettere alle persone non vedenti di leggere la descrizione del paesaggio.


Negli ultimi anni, inoltre, si sono sviluppate iniziative che permettono di avvicinare le persone, soprattutto quelle con disabilità, all'arte. Ne è un esempio l'arteterapia, che fa emergere le potenzialità creative dell'individuo, stimolandolo: i partecipanti producono oggetti e disegni, espressioni del loro essere.



La storia delle arti creative ha in realtà origini lontane: gli Egizi così come i Greci invitavano a godere del teatro e della musica, per liberare la mente e le emozioni represse e ritornare a una vita bilanciata ed equilibrata. Durante la rivoluzione industriale si parlava di terapia morale: le persone che presentavano disturbi venivano allontanate dalla città e portate in rifugi di campagna per partecipare ad attività artistiche, come fece anche Van Gogh.


In sostanza, i musei devono essere una frontiera aperta e in continua evoluzione. Trascrizioni in Braille, attività tattili e sensoriali, disegni in rilievo, modellini in scala, supporti multimediali: sono questi gli strumenti che vogliamo vedere sempre di più.


La disabilità, dunque, può essere definita come l'incontro tra la persona con deficit e il suo contesto di vita, che si presenta inadeguato ad accoglierla dal punto di vista ambientale, sociale e culturale. È proprio dal contesto che si deve partire, perché tutti nella vita siamo soggetti a cambiamenti fisici, cognitivi e sensoriali. Pertanto, la possibilità e il diritto all'accessibilità in un museo senza barriere rappresenta il presupposto per un mondo inclusivo e senza discriminazioni.

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