di Beatrice Boldorini e Sara Di Nardo //
«Acting, miraculously, has taken me far. It’s beyond my wildest dreams»
«Recitare mi ha miracolosamente portato lontano. Tutto questo va oltre il mio sogno più grande»
Nel 1969 Al Pacino esordisce al cinema con un ruolo secondario in Me, Natalie. Oggi ha all'attivo più di cinquanta film, nove candidature agli Oscar – di cui uno vinto – cinque vittorie ai Golden Globe, due Emmy e molti altri riconoscimenti. Per celebrare le sue ottanta candeline e una carriera inarrestabile, vogliamo ricordare quei ruoli che ci sono rimasti nel cuore.
Tenente Vincent Hanna in Heat - La Sfida, regia di Michael Mann (1995)
In uno dei thriller più amati, Pacino veste i panni di un esperto poliziotto all'inseguimento di una banda di rapinatori professionisti guidati da Neil McCauley (Robert De Niro). Al contrario di molti altri suoi ruoli famosi, stavolta Pacino dà vita a un anti-eroe tra i buoni: Vincent è un uomo che non si ferma davanti a nulla per compiere il suo dovere, ma è talmente segnato dalle crudeltà che vede ogni giorno da rimanerne intrappolato. Pur sentendosi realizzato nel suo lavoro, Vincent fallisce nel privato, dove affronta la fine del suo terzo matrimonio. Pacino dimostra che la sua arma migliore è il magnetismo che sa dare ai personaggi e qui – ancora una volta – ci tiene incollati allo schermo in quasi tre ore di film.
Colonnello Frank Slade in Profumo di donna, regia di Martin Brest (1992)
Questa pellicola è il remake dell’omonimo film di Dino Risi (1974), con Al Pacino nei panni del personaggio – qui americano – interpretato quasi vent’anni prima da uno strepitoso Vittorio Gassman. Frank Slade è un tenente colonnello in pensione, cieco a causa di un incidente, autoritario e prepotente, che per qualche giorno si ritrova nelle mani di un ragazzo incaricato di assisterlo. Al Pacino costruisce brillantemente (e senza mai strafare) un uomo sopra le righe, modulando la sua voce – quasi irriconoscibile – sull'aggressività del personaggio. La sofferenza del colonnello emerge gradualmente, esplodendo solo nella scena chiave del film, la cui intensità è impossibile da dimenticare. Con questo ruolo Al Pacino vince il suo primo e unico Oscar, arrivato comunque troppo tardi.
Johnny in Paura d'amare, regia di Gary Marshall (1991)
Difficilmente si associa Al Pacino alla commedia romantica, eppure sarebbe un peccato dimenticarlo in uno dei suoi pochissimi film del genere. Qui diventa Johnny, ex detenuto appena assunto come cuoco nella tavola calda dove lavora Frankie (Michelle Pfeiffer), una donna bella ma ferita nel profondo, poco incline a fidarsi degli uomini. Pacino interpreta un personaggio romantico ma realistico, tratto fondamentale che lo rende molto più credibile rispetto a quanto ci si aspetterebbe. Johnny – infatti – è innamorato della vita, desideroso di avere un contatto con le persone e senza alcun freno nell'esprimere le sue emozioni. Pacino usa la voce, le espressioni e il linguaggio del corpo per farci travolgere da Johnny, riuscendoci con successo.
Michael Corleone ne Il Padrino I, II, III, regia di Francis Ford Coppola (1972, 1974, 1990)
In questa trilogia Al Pacino diventa Michael Corleone – uno dei più importanti e complessi personaggi mai scritti – e regala quella che è generalmente considerata una delle più grandi interpretazioni della storia del cinema. I tre film raccontano la storia di Michael seguendo il suo percorso da outsider della famiglia prima, padrino dell’impero criminale creato dal padre poi, sino alla redenzione finale. Lo spettatore è trascinato nella stessa spirale di violenza e corruzione morale che coinvolge il protagonista: è facilissimo disprezzare Michael ma – grazie ad un’interpretazione a trecentosessanta gradi – ne subiamo costantemente il fascino. Al Pacino infatti – all’inizio per nulla gradito nel ruolo dai produttori della Paramount – racconta l’epopea di un antieroe nelle sue mille sfaccettature, costruendo con straordinaria profondità un personaggio divenuto icona. Quello che Al Pacino realizza nelle nove ore totali di questa trilogia è semplicemente ineguagliabile.
I ruoli sopracitati sono solo una piccola parte della sua mastodontica filmografia, che comprende anche i famosissimi Serpico, Quel pomeriggio di un giorno da cani, Scarface, …e giustizia per tutti, L’avvocato del diavolo e il più recente The Irishman. Tutte pellicole – e ruoli – che confermano la spaventosa versatilità di un attore che ha fatto della recitazione la sua salvezza, restituendole in cambio una dignità senza precedenti. Negli ottant’anni di Al Pacino è racchiusa dunque una carriera lunga e indimenticabile, emblema di tutto ciò che il cinema sa essere.
Ciao Sandro!
Sì, indubbiamente quelli che hai citato sono film importantissimi con splendide interpretazioni. D’altronde, anche secondo noi Al Pacino non ne sbaglia mai una! Abbiamo menzionato nello specifico quei quattro perché - per puro gusto personale - sono proprio quelli che ci sono rimasti nel cuore. È stata dura, ma dovendo fare una cernita abbiamo inserito quelle interpretazioni che più di tutte ci hanno emozionato! Detto questo, Al Pacino ha una filmografia davvero piena....completa oseremmo dire, come solo pochi altri attori nella storia del cinema. E, come te, anche noi speriamo di vederlo in altri ruoli. Il cinema ne ha bisogno!
Bell’articolo, ma credo che meritino una menzione film come Carlito’s way, Insomnia, 88 minuti, Donnie Brasco... e ne dimentico sicuramente molti altri! La verità è che Pacino rende migliori i film belli, è un artista come ne nascono pochi e spero che ci regali ancora molti altri capolavori.