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ACCONDISCENDENZA vs TOLLERANZA

Aggiornamento: 21 dic 2022

di Martina Di Febo //


Quante volte siamo stati accondiscendenti per quieto vivere? E quante altre ci siamo impegnati ad essere tolleranti nei confronti di un atteggiamento o di una situazione poco piacevoli?


Il problema fa parte del vivere sociale, che ci porta spesso a riflettere su noi stessi e sui confini che poniamo tra noi e gli altri.

Tuttavia, accondiscendenza e tolleranza sono davvero la stessa cosa?


Dal punto di vista delle analogie, entrambi gli atteggiamenti prevedono una condizione di conciliazione e di armonia come base per la comunicazione e l’interazione con l’altro; lo scopo ultimo è proprio quello di (rin)tracciare una via comune da percorrere con rispetto e consapevolezza, fino ad abbassare (nella migliore delle ipotesi) le barriere interiori che il nostro ego innalza per istinto di sopravvivenza.


Un altro spunto analogico riguarda il concetto di individualità, che in nessuno dei due casi viene messo in discussione. La convinzione di fondo è infatti quella secondo cui la forza del singolo è data anche dalla sua capacità di adattarsi a situazioni collettive.


Messe su questo piano, le due caratteristiche assumono quindi una valenza analoga. Eppure, perché tollerare richiama l’idea di uno sforzo, mentre l’accondiscendenza evoca un senso di arrendevolezza? Se l’assunto di partenza è lo stesso (assecondare il quieto vivere), la maniera in cui si presentano può fare la differenza agli occhi di un buon osservatore.


L’accondiscendente cerca equilibrio ad ogni costo, anche venendo meno al proprio modo di sentire o di pensare. Il suo atteggiamento potrebbe essere letto come una rinuncia alla possibilità di mettersi in gioco. Accettare una situazione così com’è significa rimanere in un campo neutro, sicuro e privo di sorprese.


Per il tollerante, invece, la neutralità è da intendersi come soglia di confine massima che permette un legame civile e rispettoso con la persona o la situazione che ha di fronte. A differenza di chi accondiscende, chi tollera non teme di esporsi e allena le sue capacità di raziocinio nell’intento di spingersi “oltre”.


Dove c’è quieto vivere si annidano dunque accondiscendenti e tolleranti: sareste ora in grado di distinguere tra questi pacificatori arditi?

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