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La musicoterapia e il pregiudizio scientifico

Aggiornamento: 16 mag 2021

di Stefania D'Ilio //


L’idea dell’arte come attività catartica ha origini molto antiche, risalenti alla tragedia greca del V secolo a.C.; a seguire, lo strumento artistico si è rivelato utile non solo per osservare la propria interiorità, ma anche per comunicare, rieducare e reinterpretare la realtà. Cosa vuol dire?


Attraverso l’arte (qualsiasi essa sia) chiunque ha la possibilità di venire a contatto con una parte del proprio inconscio che non sempre è così facile individuare. È con questo principio che, durante l’Illuminismo, si consolida l’idea di stabilire un rapporto tra l’arte e la psicoterapia: tramite procedure ben stabilite e il coinvolgimento di oggetti artistici, i pazienti hanno modo di migliorare le proprie capacità fisiche, sociali, mentali e cognitive.


La musicoterapia è una tecnica psicoterapica che utilizza la musica come strumento alternativo a quello verbale e ha il fine di migliorare la qualità di vita del paziente. Tutto inizia con il rapporto paziente-terapeuta: attraverso l’osservazione delle risposte fisiologiche del paziente, quest’ultimo struttura un percorso su misura. Infatti, non esiste un solo tipo di terapia, ma diverse possibilità tra cui scegliere.


Le aree di applicazione della musicoterapia possono essere molteplici: deficit sensoriali, handicap fisici o psichici, disturbi di comunicazione o della sfera emotiva, autismo. La musica diventa strumento di rilettura della realtà, un nuovo modo di comunicare ed entrare in contatto col mondo esterno partendo dall’ascolto di sé stessi e seguendo il principio secondo il quale ognuno ha un’identità sonora individuale: Rolando Benenzon, medico psichiatra e musicoterapeuta argentino, così definisce il suono specifico e inconscio che caratterizza ciascuno di noi.


Come avviene la seduta di musicoterapia?


Può essere individuale o di gruppo. Il paziente entra in uno studio insonorizzato col pavimento in legno e viene invitato dal terapeuta a prendere uno strumento qualsiasi e iniziare a suonare. Come? La consegna può essere verbale o non verbale, direttiva, semidirettiva o non direttiva. A seconda del paziente che ha di fronte, il terapeuta sceglierà la modalità più pertinente.


Gli strumenti assumono dunque la funzione importantissima di oggetti intermediari o integratori che permetteranno la comunicazione.


La seduta attraversa tre fasi:

1. l’osservazione del paziente;

2. l’individuazione di un canale di comunicazione sonora col paziente;

3. il fare o ascoltare insieme musica.


A seconda degli ambiti operativi si andrà a delineare l’obiettivo finale della terapia: se inserita in un contesto come quello scolastico, l’obiettivo prevalente sarà quello di rieducare; in altre occasioni, invece, l’ausilio della musicoterapia avrà lo scopo di regolare le emozioni (per esempio, diminuendo l’ansia o l’aggressività).


Ma quali sono gli effetti della musica sul nostro corpo?


La musica e le sue componenti ritmiche vanno ad influire sul battito cardiaco, sulla pressione sanguigna e sulla produzione ormonale (ovvero l’aumento dei livelli di melatonina e riduzione dell’ormone dello stress), fino ad arrivare al rafforzamento del sistema immunitario.


Da sempre vittima del pregiudizio di riguardare la sola sfera dell’intrattenimento, la musica si rivela essere molto di più: mezzo comunicativo, oggetto integratore, espressione culturale e persino arma terapeutica.




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