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100 anni dalla nascita di Charlie Parker

di Stefania D'Ilio //


Soprannominato Bird, Charlie Parker è tra i musicisti più rivoluzionari della storia del jazz: nasce a Kansas City e si avvicina presto al sax contralto, con cui riesce a rivoluzionare il fraseggio jazz dando vita (insieme ad altri musicisti) al genere che verrà definito bebop.

La carriera artistica di Bird inizia a New York, dove si stabilisce definitivamente nel 1941 e inizia a collaborare con le figure più promettenti dell’epoca. Qui Charlie Parker, Thelonious Monk, Dizzy Gillespie, Bud Powell ed altri ancora si incontrano alle jam sessions notturne e creano nuovi suoni, più rapidi ed intricati. Nasce il bebop: i tempi sono veloci e le armonie innovative; ai boppers presto viene affibbiata la maschera di ribelli, drogati e squattrinati, anticipando il movimento della Beat Generation. Le stesse icone verranno rappresentate nel film Gioventù Bruciata di Nicholas Ray (1955).


Grande sperimentatore e rivoluzionario, Bird cerca la novità e lo sradicamento dalle forme stereotipate del jazz precedente: è dal bisogno di sovvertire le regole che nasce Ko Ko, creata improvvisando sull’armonia dello standard Cherokee, di Ray Noble; dallo stesso bisogno nasce Billie’s Bounce, un blues strumentale a cui Jon Hendricks aggiungerà in seguito un testo. Il pezzo viene inserito nel Grammy Hall of Fame nel 2002; la stessa fama è raggiunta da composizioni come Now’s the time, Ornithology, Confirmation e Yardbird Suite; diviene celebre la sua interpretazione del 1946 di Lover man, una ballad scritta nel 1941 da Jimmy Davis, Roger Ramirez e James Sherman, originariamente per la cantante Billie Holiday: dopo un periodo di inattività dovuto a problemi di droga e psichiatrici Charlie Parker la registra in presenza di uno psichiatra, chiamato dal discografico Ross Russell per essere sicuro che tutto andasse per il verso giusto.

È così che musica e letteratura si incontrano e il bebop diventa la colonna sonora della Beat Generation, movimento culturale che si sviluppa tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Cinquanta: gli artisti appartenenti a questo movimento sono anticonformisti, si oppongono a regole di ogni tipo e sperimentano droghe e sesso; vogliono la verità cruda come è, senza giri di parole.


Il bebop rispecchia tutta la voglia degli stessi scrittori di uscire fuori dalle righe e non rispettare i limiti. Jack Kerouac, il capostipite del movimento Beat, scrive un omaggio a Charlie Parker poco dopo la sua morte nel 1955, affermando: «Desidero essere considerato un poeta jazz che suona un lungo blues in una jam session la domenica pomeriggio».

La poesia unisce e conclude tre sezioni (239, 240, 241) di “Mexico City Blues”, un'antologia di 242 testi indipendenti (detti "chorus") pubblicata nel 1959. Il testo inizia così:

«Charlie Parker assomigliava a Buddha Charlie Parker, morto di recente Mentre rideva di un giocoliere in Tv Dopo settimane di tensione e malattia, Era chiamato il Musicista Perfetto».

Charlie Parker muore all’età di trentaquattro anni, lasciando interdetto il panorama jazzistico mondiale: a 100 anni dalla sua nascita viene ricordato come uno dei padri fondatori del jazz moderno.

«I musicisti al Birdland aspettavano che uscisse l’ultimo disco di Bird per sapere cosa avrebbero suonato l’anno prossimo. Che faranno ora che lui è morto?» (Charles Mingus)


foto: (© getty images)


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