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Basta! È arrivata l’ora della parità

Aggiornamento: 26 apr 2020

di Elena Rega //


Siamo giunti al termine di questa rassegna di opere letterarie che descrivono un femminismo nuovo, contemporaneo, che parla per le donne tanto quanto per gli uomini. Abbiamo ragionato sulla violenza di genere, sul sessismo e su quanto il sistema patriarcale vada a ledere la nostra libertà. Manca all’appello l’uguaglianza di genere.


Emblematico è l’ultimo libro di Lilli Gruber che – con una consapevole indignazione e un pizzico di sarcasmo – firma un saggio pungente, preciso, scritto senza l’intenzione di edulcorare dati e situazioni della nostra realtà definibili allarmanti.


Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone è un testo indispensabile che va dritto al problema studiandolo da diverse angolazioni. Al suo interno vengono riportati episodi d'attualità con esempi dal mondo dello sport, della politica e della medicina. Il tutto viene accompagnato da riflessioni personali e aneddoti legati alla carriera della stessa Gruber, che ricordiamo essere stata la prima donna a presentare un telegiornale in prima serata.



Tre sono le parole chiave: volgarità, violenza e visibilità (o invisibilità, dal punto di vista femminile). Ciò per cui bisogna battersi è la parità, l’uguaglianza di trattamento e di opportunità. Come dice l’autrice stessa: «La battaglia per i diritti femminili si inquadra in una guerra più ampia, che è quella di una migliore distribuzione della ricchezza e delle opportunità. La battaglia per la dignità femminile si intreccia con quella contro la speculazione e la corruzione, che sono le due malattie fatali del nostro tempo e delle nostre democrazie».


La Gruber indaga e segnala numeri che dimostrano quanto la realtà sia costruita a misura d’uomo, rendendo in tal modo invisibili le donne. A partire dal campo della medicina: il 90% delle donne soffre di sindrome premestruale ma vengono stanziati molti più fondi per patologie che riguardano esclusivamente gli uomini come la disfunzione erettile, per la quale esistono da decenni farmaci capaci di contrastarla. Per non parlare delle statistiche sugli incidenti stradali, secondo cui le donne sono coinvolte maggiormente in scontri mortali perché i manichini dei crash test sono tarati sulla corporatura maschile.


Le donne e le loro esigenze non godono della stessa considerazione rispetto a quelle degli uomini. Possiamo constatarlo soprattutto nel lavoro: «L’invisibilità è il progetto fondamentale di una struttura sociale che, da secoli, ha stabilito che sia l’uomo a detenere il potere». La presenza femminile nelle stanze dei bottoni è assicurata da una iniziativa del 2010 della Commissione europea, realizzata per promuoverne la partecipazione ai più alti livelli dirigenziali. Si tratta delle famose “quote rosa” che in Italia arrivarono nel 2011, definite dalla Gruber come «forzature necessarie» per garantire una situazione paritaria. Nonostante ciò, la maggior parte dei leader mondiali è di sesso maschile.


Nel mondo dello sport troviamo altrettante discriminazioni. Pensiamo all’evento del mondiale di calcio femminile: quest’ultimo è stato definito dai più come un “covo di lesbiche”. Come la Gruber ci tiene a sottolineare, queste non sono soltanto “chiacchiere da bar”. Prende, quindi, in esame ciò che la testata giornalistica nazionale “Il Foglio” ha riportato a riguardo: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina? E allora perché voi maschi guardate il campionato di calcio femminile? Che poi, oltre a disgustare Cristo, mancate di rispetto verso voi stessi (…). Non state sostenendo un gioco innocente, cari amici. In Francia non si stanno giocando i mondiali di calcio femminile bensì i mondiali del livellamento sessuale». In ogni campo noi donne siamo abituate ad essere viste come bersagli, prede, vittime.



Le riflessioni della Gruber sono precedenti rispetto allo scandalo degli ultimi giorni riguardante il revenge porn su Telegram, che merita di essere menzionato. Oltre quarantamila persone ogni giorno mettono in scena uno stupro di gruppo virtuale: nelle chat vengono inviate foto delle ex, ma anche materiale pedopornografico, in uno spazio online accessibile a chiunque. Lo scopo è vendicarsi dopo la fine di una relazione: l'ennesima prova del fatto che il corpo di una donna viene visto come un oggetto a disposizione dell'uomo.


Decisamente è giunto il momento di dire “basta!”.



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